L’ESG e gli impatti sulle PMI
Oggi tante aziende sono interessate a poter accedere i fondi del PNRR, grande risorsa per la messa in moto dell’economia italiana. Tali fondi fanno parte di una strategia di crescita mirata a trasformare l’UE in una società giusta e prospera, e che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall’uso delle risorse.
Essa mira inoltre a proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’UE e a proteggere la salute e il benessere dei cittadini dai rischi di natura ambientale e dalle relative conseguenze.
Il Regolamento UE 2020/852 ha introdotto una classificazione delle attività che possono essere considerate sostenibili ossia che contribuiscano in modo sostanziale alla tutela dell’ecosistema, senza arrecare danno a nessuno degli obiettivi ambientali.
Nell’ambito di questo costrutto normativo, il principio Do No Significant Harm (DNSH) prevede che gli interventi previsti dai PNRR nazionali non arrechino nessun danno significativo all’ambiente.

Ma cosa comporta tutto ciò per una PMI che vuole ottimizzare l’utilizzo delle risorse del PNRR senza incorrere in rischi operativi?
I criteri del DNSH sono molto tecnici e specifici e vanno ad impattare su tutta la catena del valore di una determinata attività, ma al contempo sono indispensabili per
- massimizzare l’ottenimento delle risorse agevolate al servizio del proprio business
- minimizzare i rischi operativi di vedersi revocare un finanziamento a tasso agevolato, a fondo perduto o anche un credito d’imposta.
Questo comporta anche la necessità di programmare al meglio le proprie attività ed i propri investimenti in modo che tutto ciò avvenga con un adeguato adattamento produttivo della struttura organizzativa, ma anche dell’operatività di tutti gli stakeholder coinvolti lungo la filiera.

La BCE sollecita le banche europee su temi ecosostenibili
Negli ultimi trimestri i vari organismi che si occupano a vario titolo di scrivere, suggerire o verificare le regole per presidiare i rischi legati al mestiere di fare banca si sono sempre più concentrati nel verificare quanto il sistema bancario europeo fosse pronto nell’affrontare le sfide che i cambiamenti ambientali stanno comportando. Ne esce un quadro in chiaroscuro, poiché da un lato si sta accelerando a livello comunitario nell’imporre alle banche una normativa di vigilanza prudenziale più stringente per quanto riguarda la gestione dei rischi ambientali e come essi possano avere effetti sui ‘classici’ rischi dell’attività bancaria, quali ad esempio il rischio di credito, di mercato ed operativo.
Solo l’11% degli istituti di credito interpellati usa l’analisi dello scenario climatico e ambientale per la gestione dei rischi. Molte banche prevedono dei piani per aggiustare la loro strategia del business, ma ciò non è sufficiente, anche tenendo conto del fatto che il loro portafogli creditizi e finanziari dovranno essere sempre più allineati ai nuovi requisiti di capitale richiesti in ottica ambientale.
Tutto ciò non potrà non avere effetti nel breve termine nel modo in cui sarà valutato il merito creditizio anche delle PMI italiane, con la necessità per queste ultime di migliorare la loro visibilità del business model in ottica ecosostenibile. Ciò significa che dovranno sempre più mostrare e certificare i dati ecosostenibili che mostrino il loro percorso virtuoso di convergenza, sia per migliorare il loro merito creditizio, ma anche per poter accedere ai nuovi strumenti di ‘Green finance’ e ‘Green credit’ che i vari Istituti italiani stanno introducendo sul mercato.

I fondi del PNRR a rischio: il 90% delle imprese non è in linea con i criteri ESG
Una recente ricerca del Politecnico di Milano lancia l’allarme in merito al sistema delle imprese italiane: almeno il 90% delle imprese italiane infatti non ha ancora sviluppato una strategia di impatto o una gestione basata volontariamente su criteri sostenibili. Un dato allarmante, considerato che la gestione dei fondi del Pnrr, le garanzie Sace e altri bandi regionali e internazionali richiedono appunto un percorso e indicatori su questi fronti.
Ogni impresa, a piccoli passi, può introdurre senza particolari oneri buone prassi sostenibili nei processi di approvvigionamento. In particolare nella selezione dei propri fornitori; nella gestione dell’offerta e nella comunicazione; nell’efficientamento energetico e nel calcolo delle emissioni… L’attenzione all’ambiente è ancora più significativa, anche in ottica di diminuzione dei rischi residui e delle possibili contestazioni penali che caratterizzano il mancato rispetto di taluni obblighi.
Per questi motivi, porre un occhio di riguardo alla sostenibilità, non aiuterà “solamente” il nostro pianeta, ma sarà direttamente collegato anche al benessere aziendale.